Va bene, alzo le mani. Momento verità. Faccio anche io parte del gruppo.
Si dai, di quel gruppo là. E dai che avete capito. Ok, volete proprio che lo dica?
Va bene, lo confesso: sono una designer anonima.
Suvvia, non fate quelle facce! In fondo, lo siete un po’ anche voi. Compriamo un divano, ritinteggiamo le pareti del bagno, montiamo una libreria e, di colpo, ci sentiamo tutti dei designer.
Per non parlare di quando arriva la settimana del Fuori Salone… Philippe Starck chi?
Fare il designer di professione, invece, è tutta un’altra cosa.
E il modo migliore per capirlo è ascoltare Enrico.
Quanta energia mi trasmette mentre mi racconta la sua storia.
"Sono riuscito a costruire un laboratorio di sperimentazione che si è trasformato velocemente in un’industria.
I primi veri successi sono arrivati in Germania. Poi la nostra fama è cresciuta, arrivando fino in Cina."
C’è una frase di John Lennon che mi piace un sacco e che, in questo momento, mi sembra perfetta per la storia di Enrico:
"Un giorno, a scuola, mi hanno chiesto di raccontare che cosa avrei voluto fare da grande. Ho risposto che avrei voluto essere felice. Mi hanno detto che non avevo capito la consegna. Ho risposto che non avevano capito la vita.”
Inseguendo la felicità, e non perdendo mai l’energia che serve per raccogliere
le sfide che il destino sa offrirci, Enrico Tonucci ha dato vita a un brand di design
di successo per poi ripartire, nel 2006, diventando Amministratore di una micro impresa
famigliare che progetta, realizza e distribuisce prodotti di design nel mondo.
Tonucci Manifesto Design fa uso di materiali naturali trattati nel modo
meno invasivo possibile, con la volontà di promuovere in modo concreto
e tangibile una cultura progettuale che coniuga rispetto della natura
e uomo, design e processi produttivi.
Che storia meravigliosa. Mi tocca rimangiarmi tutto quello he ho detto all’inizio.
Sono una sentimentale. Ah, se lo sono! Sono un’attrice, anche brava mi dicono, ma la parte
della dura proprio non mi è mai riuscita. Certo che, però, Enrico non fa nulla per aiutarmi.
“Fare design significa progettare il nuovo, respirando i nuovi umori e i sentimenti del tempo attuale. Significa osare: sia recuperando le tecniche della tradizione, sia sfruttando le nuove tecnologie.”
E l’energia di tutta questa creatività non si affievolisce.
Anzi, si rafforza col passare delle generazioni.
Sì vabbè. A questo punto avrei fatto meglio a rivedere l’ultima scena di Titanic.
Probabilmente, mi sarei commossa meno. O forse no. Di Caprio moribondo fa sempre
il suo dovere sull’esercizio della mia parte emotiva. Che poi, a proposito, voi l’avete mai capito
perché Rose non ha fatto spazio a Jack su quella benedetta zattera?
Dalla Designer anonima per oggi è tutto.
Pesaro, non sperare di avermi seminato.
Il nostro è solo un arrivederci.
IO E LA MIA CO-PILOTA DELL'ENERGIA
Che personaggio Enrico, grazie per avermelo fatto incontrare. Co-Pilota, che dici, sei soddisfatta?
Ah, va bene. Quante esigenze, però. Certo, hai le tue ragioni.
Effettivamente ci sono diversi elementi che depongono a favore della tua richiesta.
Siamo al confine con la Romagna che è la terra dei motori,
siamo a pochi chilometri dal circuito di Misano, siamo sulle tracce della 1000Miglia.
Insomma un pellegrinaggio a Tavullia, il comune marchigiano che dato i natali a Valentino Rossi, non posso proprio negartelo.
Che poi anche io sono una super fan del Dottore.
Tra numeri uno, ce la intendiamo. Estra, accendi il motore che ripartiamo.
L’energia è un viaggio straordinario.
Gas, luce e servizi innovativi: verso il futuro con te.